GEAR E STRUMENTAZIONE

LA STRUMENTAZIONE DI EDDIE VAN HALEN

di Seth DeAngelis

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Oggi parliamo di Edward Lodewijk van Halen, meglio conosciuto come Eddie Van Halen.
Statunitense di origine olandese, Eddie Van Halen, è uno tra i chitarristi piu’ influenti nella scena rock.

Parlando di Van Halen non possiamo non parlare della tecnica che lo stesso chitarrista ha reso celebre: il tapping.
Il tapping consiste nel suonare la chitarra utilizzando entrambe le mani sulla tastiera, così da poter raggiungere velocità elevate e sonorità particolari, proprio quelle sonorità che hanno reso celebre Eddie Van Halen.

Pensando alla strumentazione del co-fondatore dell’omonimo gruppo, Van Halen, un tratto altrettanto riconoscibile, quanto quello tecnico, è quello “estetico”, con la sua celeberrima chitarra rossa a strisce bianche e nere: la “Frankenstrat”; corpo di una Stratocaster e manico di una Charvel, con pick-up di una Gibson ES-335 e ponte Floyd Rose, utilizzata anche nella sua variante bianca a strisce nere (dipinte dallo stesso Van Halen applicando del semplice nastro adesivo).

Un’altra chitarra importante nella storia di Van Halen è la “Ibanez Destroyer”, modellata sul corpo di una Gibson Explorer con pick-up Ibanez Super 70. Con questa chitarra Eddie ha registrato brani storici, come “Runnin’ with the Devil” o “You Really Got Me”.

Dopo qualche anno passò alla “Kramer 5150”, praticamente la copia della “Frankenstrat”, ma costruita da liutai; è la chitarra di “Feels so good” e “Panama”.
Ricordiamo anche la “Music Man EVH Axis” della Ernie Ball, utilizzata dagli anni ’90, diversa, oltre che per modello, anche per colori (questa volta classici) dalle precedenti e la “Wolfgang” della Peavy, simile alla Ernie Ball, ma con alcuni accorgimenti tecnici molto particolari, come ad esempio il “D-Tune”, un sistema che permette di passare meccanimente dalla accordatura classica in E ad un’accordatura un tono sotto, quindi in D.

Per quanto riguarda, invece, gli effetti, Van Halen, fa un uso massiccio di chorus e flanger della marca MXR, abbinati ad un semplice equalizzatore, 2 delay Maestro Echoplex ed un Univox EC-80 Echo; l’importanza di chorus e flanger si può sentire nel pezzo “Ain’t Talkin’ about Love” dove questi 2 effetti sono in grande risalto.

 

fender-frankenstrat

In realtà non è semplice risalire a tutti gli effetti che Van Halen utilizza, soprattutto nei suoi primi dischi, essendo un grande sperimentatore sia per quanto riguarda la tecnica chitarristica che per quanto riguarda la “costruzione del suono”; sappiamo però che tipo di amplificatore ha utilizzato: una testata Marshall “Super-Lead” da 100 watt (si racconta che l’abbia acquistata all’età di 14 anni) in combo con 2 casse da 4 coni l’una, sempre Marshall.

Insieme a questo tipo di amplificazione il nostro Eddie era solito utilizzare un “Ohmite Variac”, una “manopola” che serve a regolare la corrente da 0 a 140 volt, per far lavorare le valvole dell’ampli in modo diverso in base al suono che si vuole ottenere.

Successivamente, negli anni 90, passò ad un “Peavy 5150”, fino ad arrivare, dal 2004 ad oggi, ad un “Fender 5150 IIIS”, da lui stesso firmato.

Riprodurre il suono di Van Halen non è quindi semplice, visti i numerosi accorgimenti sia tecnici che tecnologici (non dimentichiamoci del largo uso della leva del tremolo oppure dell’uso degli armonici insieme al tapping ad esempio), ma per cercare di avvicinarsi a quello che la rivista Rolling Stone ha classificato tra i migliori 100 chitarristi di tutti i tempi, bisogna certamente essere dotati di grande tecnica.

 

 

Seth DeAngelis

 

 

 

 

claudio cicolin

Buona chitarra e a presto!

Claudio Cicolin

 

 

 

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