BEATLES O ROLLING STONES?

CHITARRE DI MARCA VS ECONOMICHE

di Sofia Savoia

 

Cari Guitar-Nauti,

da oggi inizia la nuova rubrica “BEATLES O ROLLING STONES?”!

Coppi o Bartali? Apple o Microsoft? Blur o Oasis? La storia, e non solo quella della musica, è piena di simili ed eterne rivalità, mai davvero sopite. E inevitabilmente le persone si dividono in massa, riconoscendosi nell’una o nell’altra fazione. L’universo chitarra non è affatto immune al fascino di queste scaramucce. Un esempio su tutti? Fender vs. Gibson! Non c’è chitarrista che si sia astenuto dallo schierarsi almeno una volta nel rovente dibattito tra due categorie, impegnate nella loro guerra eterna. Abbiamo quindi deciso con questa serie di articoli dedicati, a cura di Sofia Savoia, di dare voce a queste contrapposizioni, toccando i temi più classici: acustica o elettrica? Vintage o nuovo? Plettro o dita? E sarà fondamentale la vostra partecipazione al dibattito scrivendo nei commenti… Pronti a schierarvi? Buona battaglia! – Claudio.

 

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Chitarra di marca o economica?

 

Se c’è una cosa di cui i chitarristi devono essere grati, è l’avvento di internet e la conseguente possibilità di accedere facilmente a qualsiasi tipo di prodotto. Benché acquistare strumenti musicali online non sia sempre una scelta saggia, è indubbio che sia diventato molto più agevole, sia per comodità che per costo, trovare chitarre e accessori di qualsiasi marca in poco tempo.

Questo fatto però ha anche alimentato l’eterna diatriba sull’effettiva differenza di qualità tra prodotti di marca e prodotti economici. Basti pensare al duello Epiphone vs Gibson, Fender vs Squier e più in generale verso i marchi meno blasonati ma non per questo necessariamente scadenti.

Orientarsi in questo proliferare di dottrine non è sempre facile, specialmente per il neofita: ci si troverà davanti agli eterni sostenitori della teoria “se costa poco, funziona male”, a quelli che “paghi solo il nome”, fino ai fedelissimi di una fazione particolare, che non acquistano nulla che non abbia stampato sopra quel particolare nome (team Gibson o team Fender?).

Per fare un po’ di ordine, è bene innanzitutto riflettere su cosa in concreto viene considerato nel determinare il prezzo di una chitarra. Quando parliamo dei marchi più famosi (Martin, Taylor, Fender, Gibson ecc.) è innegabile che l’aspetto marketing influisca notevolmente, non solo per coprire i costi effettivi di pubblicità, ma anche perché, volendo proporre un prodotto che si assume essere di alto livello, viene da sé che il prezzo non possa essere sotto una certa soglia, altrimenti l’acquirente potrebbe percepirlo come di qualità inferiore.

Al di là di questo aspetto, sono poi determinanti i costi (spesso assai elevati) del legno utilizzato, della manodopera, dell’hardware e dei vari ammortizzamenti aziendali.

 

Chitarre di marca

 

Per quanto riguarda i prodotti di marca, va quindi considerato che questi tendono a cercare un certo standard qualitativo quanto a materiali e tecnica di costruzione, con controlli solitamente molto rigorosi ed estesi anche alle finiture estetiche.

Il legno utilizzato per costruire la chitarra, acustica o elettrica che sia, è selezionato attentamente e lavorato con cura. Se pensiamo alle chitarre acustiche, ad esempio, bisogna considerare che non è sufficiente dire “mogano massello” per mettersi il cuore in pace, poiché non tutti i pezzi di mogano sono uguali. Il legno poi non è certo l’unico elemento di cui tener conto, avendo forse ancora più importanza la tecnica di costruzione, l’accortezza nell’assemblare i vari elementi, specialmente nel manico e nel ponte.

E qui entra in gioco un altro aspetto di non poca importanza, e cioè la tradizione e le conoscenze che i liutai si tramandano di generazione in generazione, con trucchi ed accorgimenti unici e frutto dell’esperienza. Le aziende più antiche, come ad esempio Martin, possono vantare una tradizione lunghissima e consolidata, con la quale è difficile competere.

 

Chitarre economiche

 

Parlando invece di chitarre economiche, va fatto un distinguo tra quelle entry level, cioè quelle pensate per i principianti e che di solito hanno un costo tra i 100 e i 200 euro, e quelle di qualità più alta ma comunque di marchi meno blasonati.

Per quanto riguarda le prime, non ha senso cercare un confronto: il loro scopo è quello di offrire uno strumento suonabile al minor costo possibile, senza la pretesa di avere chissà quale timbro, e servono quale mero mezzo per imparare.

Le seconde, invece, di solito cercano di offrire un prodotto che può essere anche di alta qualità, ma ad un costo più contenuto, risparmiando ad esempio sulla lavorazione estetica o sull’utilizzo di legni più comuni. Esempi di questo tipo possono essere le chitarre Epiphone (che nei prodotti top di gamma si avvicinano, quanto a prezzo, alle Gibson più economiche), Yamaha, Ibanez ecc.

Queste chitarre hanno dalla loro il fatto di non alzare il prezzo in base al nome (anche se forse su Epiphone si potrebbe discuterne) e chi sostiene che la loro qualità effettiva non sia così diversa da quelle più costose fa leva sul fatto che la questione dei legni pregiati sia più psicologica che altro.

Per fare un esempio, le chitarre acustiche in koa sono rare e molto costose, ma molti liutai ritengono che il koa non sia un legno particolarmente indicato, specialmente per il top, e che venga utilizzato solo per le sue peculiari venature che lo rendono molto bello da vedere.

Quanto a chitarre elettriche, invece, da qualche anno è nato un vero e proprio vespaio sulla questione legno, perché in base a numerosi test alla cieca si è messo in discussione che il tipo di legno scelto per il corpo (i più frequenti sono mogano o acero) influisca davvero sul suono. Il mondo si è quindi diviso tra i sostenitori del “tonewood”, secondo i quali non è possibile che il legno non faccia alcuna differenza, e quelli secondo cui nelle chitarre elettriche contino solo pick up e amplificatore. È chiaro che la polemica non è senza conseguenze, dato che molte aziende giustificano l’alto prezzo delle chitarre proprio per il pregio del legno del corpo.

Scegliendo una chitarra più economica si eviterebbe il rischio di pagare per un prodotto che in concreto non offre quello che promette.

 

marcavseconomiche1Dovremmo allora concludere che acquistare un prodotto di marca non abbia senso? Certo che no, e d’altronde nessuno ha mai detto che trovare una risposta a queste domande sia semplice. Come anticipato prima, i marchi famosi possono vantare una ricerca di alti standard qualitativi, un servizio clienti (si suppone) più efficiente, una tradizione consolidata, un suono tipico e riconoscibile, una maggiore accuratezza nei dettagli. Non sempre è così, e sono tanti gli esempi di vecchie glorie che, complice un mercato sempre più spietato e competitivo, hanno perso molta dell’antica verve; ne sono un esempio le chitarre D’Angelico, tornate in auge di recente ma non certo paragonabili a quelle degli anni d’oro.

 

Non va poi trascurato che le chitarre molto costose possono essere più facili da rivendere, conservando se non addirittura aumentando di valore nel tempo, come accade con le edizioni limitate.

Allo stesso modo affidarsi ad una chitarra economica può essere un rischio, del quale ci si rende conto magari nel lungo termine, quando qualche pezzo inizia a saltare o quando si scopre che lo strumento è meno suonabile e più scomodo di quanto si pensasse; considerando insomma aspetti molto rilevanti che non concernono unicamente la qualità del suono ma appunto anche quella costruttiva.

 

Torniamo allora al punto di partenza, continuando a domandarci se valga la pena o meno effettuare certi investimenti. Probabilmente il chitarrista risolverà tutte queste problematiche fidandosi delle proprie orecchie, come ha sempre fatto, e se poi vuole una Martin perché niente al mondo suona come una Martin, chi potrebbe rimproverarlo?

 

Sofia Savoia

 

 

 

 

 

 

 

claudio cicolin

Buona chitarra e a presto!

Claudio Cicolin

 

 

 

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