STRANGER TEACHING

di Stefano Rossi

 

 

Cari Guitar-Nauti,

Torna la rubrica “STRANGER TEACHING“!

È come sempre un grande piacere per me dare spazio a Stefano Rossi, qui sulle colonne di Lezioni-Chitarra.it. Stefano è un esperto chitarrista e insegnante, e attraverso questa rubrica ci parla di didattica, di chitarra, di musica in generale ma anche di rapporti umani nell’ambito della formazione. Ma perché “Stranger Teaching”? Perché, a differenza degli articoli dal tenore giornalistico che abbiamo pubblicato finora, lo sguardo di Stefano è molto più ironico, libero nell’espressione, a tratti dissacrante. E alcuni dei temi trattati sono così seri e eternamente irrisolti che l’unico modo per trattarli è, in definitiva, con l’ironia 😉 Buona lettura! – Claudio.

 

Fin dalla tenerà età, entriamo in contatto con persone che ci insegnano qualcosa: la nostra maestra delle elementari, il nostro istruttore di nuoto o il poliziotto che ci arresta perché stiamo distruggendo a sassate le finestre del nostro vicino antipatico. Non esiste nessun essere umano che non debba imparare da un altro un qualche genere di comportamento. Potremmo addirittura risalire alla preistoria, quando si insegnava la caccia o come non fosse salutare darsi fuoco ai capelli.

 

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Anche se veramente divertente da vedere.

 

Ma come è naturale la nostra tendenza all’apprendimento, lo è pure la nostra volontà di critica. Enfatizzata nel corso dell’ultimo decennio dal web, dove chiunque può dare voce alle proprie idee senza necessariamente avere la preparazione per farlo, la diffidenza nei confronti degli altri ci porta spesso a non considerare la validità di ciò che ci viene proposto.

Tale diffidenza è giustificata? Meglio difendersi da eventuali fregature o perdite di tempo?

 

 

La risposta è dentro di te. Ed è sbagliata.

 

Partiamo anzitutto da un presupposto: come già analizzato nell’articolo precedente, molti sopravvalutano le proprie capacità personali e non capiscono la differenza tra loro stessi e una persona oggettivamente più competente. Del resto, il web è esploso di critiche nei confronti di Carlo Cracco per il prezzo della sua pizza margherita senza nemmeno averla assaggiata.

 

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Anche se ho preferito l’audacia della critica ai tempi della pubblicità delle patatine.

 

Quante volte durante la nostra permanenza sui banchi di scuola abbiamo attribuito la nostra poca volontà di studiare all’incapacità dell’insegnante? Essendo a contatto quotidianamente con gli adolescenti, sento questa critica almeno una volta a settimana.
E quindi, i giovani non hanno più valori e non rispettano chi è più vecchio di loro? No no no, caro il mio adulto. Tu non sei immune a tutto questo. Perché quello che rappresenta per loro l’insegnante tu l’hai sostituito con il meccanico che non ti ha fatto il lavoro come volevi, o il notaio che ti chiede mille euro per un pezzo di carta, o la commessa del supermercato che ha sbagliato a darti il resto.
Tutto ciò perché non capiamo cosa c’è dietro a un lavoro che noi non conosciamo, e abbiamo pure la pretesa di sapere come svolgerlo.

 

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“Non chiamare un idraulico, è solo uno spreco di denaro”

 

 

Io so una cosa che tu non sai.

 

Rimaniamo però in ambito musicale. Il fenomeno descritto sopra si collega direttamente a un altro aspetto: pretendiamo che chi ci insegna sia onnisciente riguardo la sua materia.
È circa con lo stesso spirito che il chitarrista medio assiste a un’esibizione dal vivo. Lo riconoscete subito: sguardo fisso sul chitarrista che sta suonando (a volte con un livello di astensione dal mondo circostante che solo un monaco shaolin riesce a raggiungere dopo decenni di meditazione), fino al momento topico in cui nota quel qualcosa. E lì lo vedete esplodere di gioia. Si gira verso di una qualsiasi persona che conosce presente in quel momento e gli dice: “Hai visto?! Ha steccato! Eeeh sì l’ho visto l’ho visto, l’ho beccato!”. Fondamentalmente ogni concerto dal vivo si trasforma per un chitarrista in una caccia al tesoro, dove l’obiettivo è scovare dove sbagliano gli altri. Lo stesso chitarrista, quando sbaglia l’esecuzione di un brano a un proprio concerto, troverà sicuramente il motivo logico per giustificarsi (“eh ma non ho il mio plettro, le corde son vecchie, non mi sentivo, ero distratto dalla tipa che mi faceva l’occhiolino”). Perché non è mai colpa sua. 

 

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In foto: come richiamare l’attenzione di un chitarrista. 

 

 

Fidarsi è bene. Non fidarsi è… peggio?

 

In una realtà dove si crede di dimostrare cultura sfoggiando invece iper-criticità, non è semplice cercare di fare un passo indietro e affidarsi completamente a un insegnante. Eppure, è la strada sicuramente più proficua in funzione del nostro apprendimento musicale.
Partire dal presupposto che la persona davanti a noi ci può essere utile per accrescere la nostra conoscenza è un buon modo per intraprendere un rapporto costruttivo continuativo col nostro didatta. Certo, esistono sicuramente didatti non competenti, come in tutte le professioni (di questo potremo parlare in un articolo successivo, fatemi sapere se vi piace l’argomento!).

È facile in questo ambito ricadere nella situazione tipica dell’ipocondriaco nei confronti del suo medico preferito, che altro non è che un dottore che conferma sempre le diagnosi ipotetiche del malato immaginario. Avere davanti un insegnante che è esattamente come vorremo che fosse, anche non considerando eventuali lati negativi, non è utile a noi e alla nostra capacità musicale, ma solo al nostro ego, che si sente vezzeggiato da questa situazione di totale autocompiacimento. Pensare di aver ragione e avere l’approvazione di qualcuno che dovrebbe saperne più di noi è una delle più grandi droghe che l’essere umano possa desiderare.

Quindi, un’ottima idea per sapere se stiamo intraprendendo la strada corretta, è affrontare un percorso didattico per un tempo prestabilito. Realisticamente, almeno un paio di mesi. Se entro questo periodo ho notato dei miglioramenti sostanziali rispetto a ciò che volevo ottenere, allora è una buona idea continuare su questa rotta. Altrimenti, una buona chiacchierata col proprio insegnante in merito ai propri obiettivi potrebbe essere chiarificatrice. Se anche dopo questo passo non sembrano esserci miglioramenti, chiediamoci se abbiamo fatto esattamente quanto ci è stato suggerito oppure se abbiamo cercato di aggirare alcuni ostacoli. Infine, possiamo provare a cambiare insegnante per affrontare un nuovo tipo di approccio. E così via, fino a che non saremo soddisfatti di ciò che sappiamo fare, o siamo diventati indipendenti.

O ci siamo accorti che la musica suonata ci dà solo frustrazione e decidiamo di vendere tutto per dedicarci al collezionismo di linguette di bibite.

 

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“Perchè vorresti una Stratocaster, quando puoi avere QUESTO?!”

 

 

Stefano Rossi

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