GEAR E STRUMENTAZIONE

LA STORIA DI GIBSON GUITARS

di Sofia Savoia

 

Cari Guitar-Nauti,

Gibson è un marchio fin troppo noto ai chitarristi, e spesso al centro dell’eterna polemica del “paghi solo per il nome”. Da anni ormai si sprecano commenti sull’effettiva qualità delle chitarre Gibson, commenti ovviamente estesi a gran parte dei nomi più famosi come Fender, Martin, Taylor ecc. Dall’eterna rivalità con Fender è scaturita l’ulteriore diatriba: Fender o Gibson? Leggendo i commenti di certi chitarristi sembra di essere allo stadio a vedere Barcellona vs. Real Madrid, come se la Stratocaster escludesse la Les Paul e viceversa. Da notare che simili discussioni raramente provengo da musicisti professionisti: per quasi tutti, pur ovviamente avendo delle preferenze, il sogno è possederle entrambe. Piaccia o meno, Gibson è protagonista assoluta del mercato chitarristico, sia nel panorama elettrico che in quello acustico.

La sua storia parte dallo stesso punto da cui sono partiti quasi tutti i costruttori delle prime chitarre acustiche in America, e cioè dal mandolino. Nel 1894, Orville Gibson, costruttore di mandolini, dà vita alla sua attività nella città di Kalamazoo, nel Michigan, e fonda la Gibson Mandolin-Guitar Mfg.Co, Ltd otto anni dopo. I suoi mandolini (e in seguito anche le sue chitarre) sono così unici che ottiene addirittura un brevetto, grazie alla sua idea di costruirli con la cassa di risonanza bombata come quella dei violini, anziché piatta.

gibson-2017-acoustics-newsÈ proprio per questo straordinario accorgimento che si deve ad Orville Gibson la nascita della prima chitarra archtop, perfezionata dal progettista impiegato nell’azienda Lloyd Loar.

Contemporaneamente agli esperimenti che porteranno alla nascita delle chitarre elettriche, Gibson, negli anni ’30, si specializza sulle acustiche, diventando la concorrente più accanita di Martin (con la quale però collabora per la realizzazione delle prime chitarre dreadnought). È da qui che nascono alcune delle acustiche più conosciute al mondo, tra cui la Gibson J45, la Dove e la Hummingbird.

Sarà solo nel 1952, con l’introduzione della Gibson Les Paul, che prende vita la leggendaria rivalità con Fender, che nel 1950 commercializzò la Broadcaster, poi chiamata Stratocaster. Le differenze tra le due sono molte: i pick up, il corpo, il manico, i materiali…tutto di queste due chitarre è diverso, eppure divengono entrambe ugualmente popolari.

L’inventiva però non è sufficiente. A fine anni ’50, il presidente dell’azienda Ted McCarty capisce che Gibson viene identificato come un marchio tradizionale, con il rischio di essere scartato dai più giovani. È da questa necessità di accontentare tutti i palati che nasce la Gibson SG (dove “SG” sta per Solid Guitar): più sottile e leggera della Les Paul, con corpo piatto e double cutaway, ma con la costante degli humbuckers.

Gli anni ’70 e ’80 videro l’azienda oggetto di molti cambiamenti, acquisita e rivenduta più volte, con un conseguente calo di attenzione e di qualità dei prodotti, ma superò il momento di crisi già a partire dalla seconda metà degli anni ’80, anni durante i quali si fece ordine e si stabilirono i quartier generali di Nashville per le chitarre elettriche, Memphis per le semiacustiche e Bozeman per le acustiche.

La corsa alle innovazioni non si ferma neanche in tempi più recenti e nel 2002, cinquantesimo anniversario della Les Paul, arriva la prima chitarra digitale al mondo, nominata tra le più interessanti invenzioni dell’anno dal Time magazine. Anche il panorama extrachitarristico non è escluso dall’elenco. L’azienda, divenuta ormai un colosso, è coinvolta nella produzione di pianoforti, percussioni, sistemi audio e quant’altro.

Le ultime invenzioni firmate Gibson sono recentissime: nel 2007 la Gibson Robot Guitar e nel 2008 la Dark Fire, chitarra che si accorda da sola. L’attenzione verso le nuove tecnologie, e in particolare la robotica, non è sempre gradita ai chitarristi, la maggior parte dei quali ha storto il naso dinanzi a certi nuovi cambiamenti, soprattutto perché – nonostante gli sforzi dell’azienda per essere sempre all’avanguardia – gli affezionati Gibson, e in particolare della Les Paul, hanno di solito uno speciale amore per i modelli tradizionali.

Ma Gibson ha sempre dimostrato di avere lungimiranza, ed è certo che i suoi nuovi esperimenti, così come lo furono quelli degli albori, la porteranno ancora lontano.

gibson_groupshot_01Per tornare ai dilemmi iniziali: una Gibson vale davvero così tanto, o ci lasciamo solo incantare da un nome altisonante? Siamo sul serio dinanzi ad un prodotto tra i più eccellenti che esistano sul mercato? Forse sì, a volte ci lasciamo troppo persuadere da un marchio, e magari potremmo trovare qualcosa di migliore, o di equivalente, o almeno di simile, ad un prezzo più contenuto. Ma c’è una cosa che, in questi casi, può fare tutta la differenza, ed è la tradizione. Un orecchio allenato saprà facilmente riconoscere il tipico suono Gibson. L’inconfondibile attacco della J45 è unico, come è unico quello di una Martin D28, come è unico, e così tipicamente Gisbon, l’aspetto di una J200.

 

Gibson è un marchio con un’identità precisa, radicata, inconfondibile. E se uno se ne innamora, non avrà né occhi né orecchie per altro.

Sofia Savoia

 

 

 

 

 

 

 

claudio cicolin

Buona chitarra e a presto!

Claudio Cicolin

 

 

 

TI E’ PIACIUTA QUESTA LEZIONE? CONDIVIDILA SUI SOCIAL NETWORK 

PER SUPPORTARMI E LASCIA UN COMMENTO QUI SOTTO!

green-arrow-icon