COUNTRY & WESTERN

di Cris Mantello

Cari Guitar-Nauti,

la chitarra e la musica country sono un mondo incredibilmente ricco e sfaccettato. Chi in Italia ce lo può raccontare meglio di Cris Mantello, che è un musicista di punta di questo genere e ne ha fatto una vera e propria ragione di carriera e di vita? Nella sua rubrica “Country & Western” ci parla di strumentazione, stile chitarristico, storia e, più in generale, cultura di questo genere così vasto e affascinante. Buona lettura! – Claudio.

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LA VITA È FATTA A SCALE, C’È CHI…

SCEGLIE QUELLE GIUSTE

 

  

Un argomento estremamente nodoso e soggettivo: la scelta delle scale per la composizione di un solo.

L’Enciclopedia Treccani definisce la scala musicale “Successione ordinata di un certo numero di suoni che dividono l’ottava in altrettante parti, posta come base di un sistema musicale. Nel sistema temperato occid., a partire dalla fine del 17° sec., l’ottava è stata divisa in dodici semitoni uguali che danno luogo alla scala cromatica; a partire da ciascuno dei dodici suoni si formano due tipi di scale diatoniche procedenti per toni e semitoni, la scala di modo maggiore (o scala maggiore) e la scala di modo minore (o scala minore), formate da sette suoni a distanza prestabilita, con la ripetizione del primo suono alla fine.” Ok, quindi? Quindi nulla, una melodia è un susseguirsi di “un certo numero” di note, e siamo al punto di partenza.

Per provare a fare un po’ di luce in poco spazio e tempo, io ribalterei la questione alla scelta di quelle note e del loro numero.

Da questo punto di vista filosofico cerchiamo di arrivare ad un dunque pratico.

Dal mio punto vista e nell’economia della musica Country, la melodia è il punto focale. Ad esempio un capolavoro come The Ecstasy of Gold del Maestro Morricone (che sto ascoltando mentre scrivo), si potrebbe banalmente ridurre ad una scala di La minore, ma chiaramente così non è. Le pause e la scelta degli intervalli della scala, dei gradi in base agli accordi, del “modo” in senso stretto, ci suggeriscono qualcosa di più. Partirei proprio da qui per fare un distinguo che, nel mio approccio alla chitarra, è fondamentale.

Poniamo l’esempio in cui ci trovassimo di fronte ad una successione di accordi data (se componessimo noi avremmo più libertà, ma la cosa diventerebbe troppo complessa da trattare ora). Le opzioni sono due: uso la scala della tonalità e lascio scivolare gli accordi sotto, oppure seguo la successione armonica, utilizzando le note delle scale che più fanno al caso mio. Nel primo approccio dovrò avere ben chiara la melodia che voglio suonare, altrimenti potrei risultare cacofonico (sì, proprio così), suonando note che non “fittano”, nel senso che, sebbene nella scala tonale, suonano di m***a (cacofonia) su determinati accordi. Nel secondo caso, ovvero cambiando continuamente scala, avrò una maggiore possibilità di centrare l’obiettivo, e inoltre – cosa che secondo me fa la differenza – suggerire, anticipare, accompagnare l’ascoltatore nel passaggio da un accordo all’altro.

Mi spiego meglio.

Se così, su due piedi, non ho in mente una melodia ricca di pathos (succede quando improvvisi su temi sconosciuti) e voglio evitare di usare licks di altri con i tasti command C – command V (sì uso un Mac), posso risultare gradevole nell’elaborare la melodia della voce con questo criterio di passaggi tonali. Allora ecco che qui serve: 1) conoscere la struttura del brano (ma se sappiamo la tonalità non è così complesso); 2) saper seguire ed interpretare al volo la melodia della voce (o dello strumento che canta). Tutto qui? No!!! C’è anche una terza opzione, ovvero: utilizzare le caratteristiche del nostro strumento, la chitarra. Eh sì, perché ha più estensione di una voce umana, perché può creare dei suoni differenti e si basa su tecniche differenti (quali polifonia, ad es.). Quindi è possibile reinterpretare o solamente citare la melodia principale e costruire una vera e propria evoluzione, con caratteristiche profondamente diverse, ma legate dal medesimo filo conduttore, che guarda caso è l’armonia di base.

Dopo questa luuuunga premessa, ecco l’esempio, pescato dal mio repertorio (uffa, non posso più ascoltare il Maestro Morricone ora!). Il brano in questione è Up and Down, tratto dal mio disco Thirteen. Si tratta di un semplice giro in G (G – C – D – Em), dove l’approccio è proprio il movimento per accordi, utilizzando hybrid e chicken picking (quest’ultimo in modo leggero) e sonorità tipicamente chitarristiche per elaborare la melodia portante.

 

Lezione 5 5 Up And Down solo

 

Si inizia in G, poi una rapida successione della scale di G, C e D (puoi vederla anche come una scala modale di Sol maggiore), per poi passare alla discesa con le corde a vuoto in Em, seguita dagli accordi C e D, etc. Il passaggio che mi interessa spiegarti è il seguente.

Qui io inizio con una pentatonica blues in G dal Re, poiché è l’accordo su cui mi trovo all’inizio del solo, o meglio è quello in cui mi trovavo sull’ultimo movimento prima di passare in G, ergo scelgo di evidenziarlo… per dire: ora parto da qui! Da lì percorro la mia penta di G fino alla tonica, perché è esattamente dove sono, e salgo dal 2° grado (D) con la blue note (A#), per poi andare in C. Ma il C non c’è in questo punto dell’accompagnamento! Appunto, c’è un D. Ma per suggerire e accompagnare il passaggio di quinta (C – D) passo da una scala penta blues di C, per poi approdare al D con un’altra penta di D appunto, terminando dove? Sul B. Eh sì, perché il B è il 5° grado del Em… suggerendo proprio all’ascoltatore che qualcosa sta cambiando, ovvero vado in Em. In realtà G e Em sono relative, quindi al lato pratico non cambia proprio un bel niente, a parte la TENSIONE (“e ho detto tutto”, cit. Peppino De Filippo). Quindi la mia prossima scala di G è in realtà un E- (sto parlando di questa), suonata con le corde a vuoto, con uno stile un po’ da banjo.

E ancora un passaggio C – D (dove però il C è suonato nella ritmica stavolta), con lo stesso concetto di “passaggio” in senso stretto.

La seconda parte del solo è ancora più semplice, utilizzando la penta di G, sottolineando però gli accordi con le note della parte solista.

Questo esempio facilissimo (l’ho scelto apposta e poi sono a favore del rasoio di Ockham), già può far capire come combinare i due principi suddetti e come, con poche note, creare un solo gradevole che non sia troppo scontato, restando bene nel genere in questione, ovvero… il country.

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Cris Mantello

 

 

 

 

 

 

 

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